Nel fregio superiore si rappresentano temi dell’Antico Testamento. Si allude all’accampamento di Giosuè e al bisogno di provvigioni, soprattutto l’acqua, fornita all’esercito grazie alle preghiere di Mosè. Questo si riflette nelle immagini che alludono ai recipienti dove si conteneva l’acqua ed al rituale di berne uno ad uno, nelle tende, prima della riunione precedente alla battaglia (Esodo, 25, 22-27, specialmente 26-27). La scena seguente dipinge la lotta e la vittoria dei figli d’Israele, portatori di un’insegna con un grifone e scudi con frange diagonali e spezzate, stelle e rombi, sui soldati di Amalec, che portano scudi con leoni rampanti e un vistoso uccello con le ali spiegate. Mentre gli amaleciti muoiono, uno sopra l’altro e sanguinanti sul fianco destro, al centro e sopra un promontorio, si allude all’intervento di Mosè, decisivo nella vittoria di Giosuè (v. 9,
Terra mota est, etenim coeli distillaverunt à facie Dei Sinaï, à facie Dei Israël // La terra tremò, anche i cieli stillarono acqua alla presenza del Dio di Sinai, del Dio d’Israele). Sappiamo che il patriarca, assistito da Aaron e Hur, incaricati di sostenere le sue braccia, diresse le sue mani e la preghiera alla divinità fino al tramonto, quando Dio lo ascoltò e, come illustra la miniatura, benedisse i suoi sentenziando il trionfo sugli alleati di Amalec (Esodo, 17, 8-16), modo evidente di esemplificare il potere divino a cui si fa allusione nel salmo (v. 22, Veruntamen Deus confringet capita inimicorum suorum: verticem capilli perambulantium in delictis suis // Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici, la testa chiomata di chi cammina nel suo peccato).
Tradizionalmente, il salmo 67 è legato all’Ascensione di Cristo, come si deduce dall’opera di San Geronimo (
Breviarium... 1077 e
Tractatus... 102-106, Patr. Lat.,
Suplementum II, Parigi, 1960), episodio che, quindi, non poteva mancare nella illustrazione
bassiana. L’Ascensione al Cielo è completata in maniera singolare, qui, con la
Discesa verso l’Inferno (Anastasis) e con una terza scena destinata ad un notevole coro di angeli musici. Il
descensus ad Inferos evocato nel salmo (v. 7: “
Deus qui inhabitare facit unius moris in domo: Qui educit vinctos in fortitudine, similiter eos, qui exasperant, qui habitant in sepulchris // Dio, che fa abitare il solitario in una famiglia, che libera i prigionieri e dà loro prosperità; ma i ribelli dimorano nei sepolcri), che allude alla capacità divina di redimere i peccati, di fuggire la morte, di far tornare il caduto dalle profondità del mare, di creare il cammino di salvezza dell’uomo (v. 20-23), deve essere paragonato con quello del
Polittico Morgan, dove si ritrova la bocca zoomorfa, sebbene siano visibili anche certe differenze. Nella tavola, tutti i patriarchi vestono di bianco, a differenza di ciò che accade nel libro, dove si distinguono diversi indumenti per Cristo, Adamo ed Eva, ed il re Davide. L’interesse per le fauci della bestia infernale ci rimanda ad altri fogli del
Salterio (100 e 109v.) che ricorrono a questo motivo, di solito evitato, in opere bizantine ed italiane, dove la visione dell’anime come entrata agli inferi non fu dominante, favorendo la rappresentazione della grotta aperta nelle rocce, con inclusione o meno di altri motivi architettonici. Cristo, armato di lancia e con il corpo segnato dalle ferite del suo martirio in croce, pesta la figura maschile del demonio vinto, che ha preso qui le corna ritorte del grande ariete che di solito lo rappresenta.
Di solito, tutti gli elementi della miniatura, vincolati all’Antico e al Nuovo Testamento, guadagnano finalmente una dimensione festiva che comporta il trionfo sul nemico, sulla morte o sul maligno. Per questo si richiede uno sforzo che potrà essere celebrato. Non è strano che, di conseguenza, si rappresenti il concerto tenuto da angeli alati o giovani musici senza ali che collegano terra e cielo (v. 26,
Praevenerunt principes conjuncti psalentibus, in medio juvencularum tympanistriarum // Avanti andavano i cantori, per ultimi venivano i suonatori, e nel mezzo stavano le fanciulle che battevano i tamburelli). In questo punto non dimentichiamo che il salmo fa allusione ai doni offerti dai re al Signore (v. 30,
A templo tuo in Jerusalem, tibi offerent reges munera // A motivo del tuo tempio a Gerusalemme, i re ti porteranno doni) e ai regni della terra che lodano e cantano salmi davanti a Lui (v. 33, Regna terrae, cantate Deo: psallite Domino: pasillite Deo // Regni della terra, cantate a Dio; cantate le lodi al Signore). I giovani suonano il salterio, l’organo portatile, la viola, il salterio triangolare, il liuto, i cimbali, il flauto e il tamburello, ed elevano cantici al Dio vittorioso sulla morte, che ascende ai cieli dopo essere stato capace di scendere agli inferi e imporsi sul male incarnato dal demonio.
L’Ascensione (v. 34, Qui ascendit super coelum coeli, ad Orientem // Colui che cavalca sul cielo del cielo verso Oriente; e S. E. Hyeronimus, Breviarium..., 1081) culmina la storia (v. 35, Date gloriam Deo super Isräel, magnificentia ejus, et virtus ejus in nubibus //Riconoscete la potenza di Dio, la sua maestà è sopra Israele e la sua potenza è nei cieli), con una immagine che mostra la Vergine e gli apostoli prostrati e in preghiera unanime, come fu unanime in questo manoscritto e in altre opere bassiane, la preghiera dei re magi davanti a Gesù (foglio 124). Cristo appare in mezzo corpo su un letto di nubi proiettato sull’arco blu del cielo. La prossimità al Polittico Morgan è di nuovo evidente, ma anche i cambi di posizione dei testimoni principali. Sulla tavola, Maria e alcuni apostoli si trovano in piedi, stabilendo, sebbene di poco, una differenza fra le due opere.