I cani nascono ciechi, ma dopo qualche giorno recuperano la vista come dispone la natura. E anche se il cane vuole bene all’uomo più di qualunque altro animale, in genere non riconosce le persone estranee, bensì solo quelle con cui vive. Inoltre risponde quando lo si chiama per nome e riconosce la voce del suo padrone.
Il cane cura le proprie ferite con la lingua. Spesso vomita il pasto per poi ingerirlo nuovamente. Quando porta la carne o qualche altra cosa in bocca, e quando passa per qualche pozza o corrente d’acqua nella quale vede riflesso ciò che c’è dentro, lascia quello che ha per ciò che vede, che non è nulla.
Dovete sapere che dall’incrocio tra lupi e cani nascono cani molto selvaggi. Ma quelli più selvaggi nascono dall’incrocio tra tigri e cagne, infatti sono così feroci e veloci che sembrano diavoli. Gli altri cani, quelli domestici, sono di varietà distinte. I cani piccoli sono buoni guardiani della casa. I cani bassotti sono ideali per le stanze di donne e donzelle. E se sono stati concepiti da padri piccoli, quando ancora giovani li si può crescere dando loro poco da mangiare, in una pentola o altro recipiente piccolo, così vengono su così piccoli che saranno una meraviglia. Spesso bisogna tirare le orecchie verso il basso perché vengano più lunghe; sono più carini quando pendono le orecchie.
Un’altra varietà è costituita dai cani segugi che hanno per natura le orecchie ciondoloni. Riconoscono gli animali e gli uccelli dall’odore e sono particolarmente sagaci per la caccia dalla quale traggono gran piacere. Bisogna dunque voler loro molto bene e proteggerli dall’accoppiamento sbagliato poiché ricevono il senso dell’olfatto per discendenza. Per questo c’è un detto secondo il quale il cane caccia per natura.
Un’altra varietà è quella dei levrieri i quali vengono anche chiamati inseguitori poiché seguono la preda fino a ucciderla. Alcuni si dedicano a ciò che hanno appreso da giovani: c’è chi caccia cervi, chi bestie selvagge, chi lepri e nutrie, chi bestie marine. Altri sono cani molto leggeri quando corrono e agili ad afferrare le prede con la bocca. Altri sono mastini molto grandi, forti e coraggiosi che danno la caccia agli orsi e ai cinghiali, ai lupi e a tutti gli animali più grandi. Attaccano brutalmente persino gli uomini.
Si legge nei racconti antichi che quando un re fu preso dai suoi nemici i suoi cani si riunirono in branco con altri cani e combattettero così duramente contro chi aveva preso in ostaggio il re che riuscirono a liberarlo con la forza. Non molto tempo fa, nella regione della Champagne, si riunirono tutti i cani di quella terra in un luogo dove lottarono così spietatamente che nessuno di essi scampò alla morte; tutti quelli della regione morirono.
E visto che, come racconta il libro, i cani amano l’uomo più di qualunque altro animale, vi racconterò qualcuna delle storie che i nostri maestri spiegano nei loro libri. Sappiate che quando uccisero Iaso di Licia il suo cane non mangiò nulla e si lasciò morire dal dolore. Quando buttarono nelle fiamme il re Lisimaco per il delitto che aveva commesso, il suo cane si buttò con lui e si lasciò morire. Un altro cane entrò in prigione con il suo padrone e quando questi venne fatto cadere nel Tevere, il fiume che passa per Roma, il cane si lanciò dietro di lui e trascinò il corpo attraverso il fiume fino a che potette.
Traduzione del testo originale di Brunetto Latini nel Bestiario del Libro del tesoro (ca. 1230-1294) conservato presso la Biblioteca Nazionale a San Pietroburgo.