In questo dipinto, che ricorda la famosa radunata degli uccelli di tutte le specie in cerca di Dio e che viene descritto nel poema mistico di Farid al-Din cAttar Mantiq al-tayr (La conferenza degli uccelli), si vedono uccelli di molte specie volteggiando intorno ad un’alta rupe o posati su di essa. È facile identificarli come rispettive coppie di upupe, pappagalli e pernici, un pavone, un falco ed altre sette d’aspetto più generico, sedici in totale. Nella parte alta della rupe si trova una piccola costruzione di mattoni a forma di cupola circondata da svariati uccelli in volo. La storia della montagna degli uccelli è raccontata da diversi geografi arabi e persiani, tra loro al-Qazvini, al-Qalqashandi, al-Mahalli e l’autore del Kitab sukkardan. Tutti concordano nel collocarla nell’Alto Egitto, vicino alle sponde del fiume Nilo. In un determinato giorno dell’anno si riunisce intorno a quella montagna un grande numero di uccelli, che secondo i testi sono bianchi con il collo e le ali nere, e uno di essi introduce il becco nella stretta apertura della cupola e permane così per un anno intero, alla fine del quale muore ed un altro prende il suo posto. L’unica spiegazione di questo fenomeno è che si sentono attratte da un incantesimo magico. La miniatura, che è praticamente identica al suo modello nel Kitab al-bulhan, mostra uno degli uccelli che si dirige verso la stretta apertura dell’edificio a cupola, alcuni momenti prima di introdurre il becco. Qui potrebbe trattarsi di un’anatra, mentre il disegno del Kitab al-bulhan mostra una gru già unita alla cupola.
Stefano Carboni
The Metropolitan Museum of Art
Conservatore allegato del Dpto. di Arte islamico