Una delle scene notturne più impressionanti non solo del
Gran Libro d’Ore d’Anna di Bretagna, ma anche di tutti i manoscritti illuminati d’Europa durante tutto il Medioevo, come hanno manifestato gli storici dell’arte.
La miniatura di questa scena notturna è di grande complessità ed enorme abilità, piena di significato. I raggi della stella di Betlemme si filtrano tra le crepe del tetto danneggiato della stalla dove è nato il Figlio di Dio. La lanterna che tiene Giuseppe, vestito da pellegrino medievale, solo illumina il suo viso; la sua luce è eclissata dalla chiarezza che emana la figura del neonato, il quale riesce ad illuminare perfino la Vergine, sia in senso fisico sia in senso figurato. Bourdichon mostra chiaramente quale sarà il ruolo della nascita di Gesù nella storia del mondo.
La ricchezza delle fonti iconografiche utilizzate da Bourdichon è evidente in questa scena: il motivo del Bambino che giace nudo per terra e che emana luce propria procede dalle
Rivelazioni di Santa Brigitta di Svezia, le cui prime rappresentazioni sono datate agli inizi del secolo XV, continuando poi nelle opere di Hugo van der Goes e di Gérard David. I pastori, in secondo piano, il bue e l’asino, in primo piano, sono i testimoni della scena; sono i simboli delle chiese pagane e degli ebrei, che si fondono nel cristianesimo.
Nella cornice d’oro che circonda l’immagine appare un’iscrizione solenne: “È nato per noi un bambino, un figlio ci è stato dato”.