Peonia selvatica (Paeonia officinalis), ff. 84v-85r
"La peonia, che alcuni chiamano gliciside, cresce con il fusto alto due spanne, da cui si dipartono molti rami. Se ne trovano due, il maschio e la femmina; il maschio ha le foglie come quelle del noce e la femmina le ha incise come lo smirnio. L’una e l’altra producono in cima al fusto dei baccelli simili alle mandorle, all’interno dei quali si trovano, quando si aprono, molti granelli rossi, simili agli acini del melograno, e tra questi cinque o sei di un viola tendente al nero. La radice del maschio è grossa un dito, lunga una spanna, di colore bianco e di sapore astringente; attorno a quella della femmina se ne generano circa sette o otto, simili a ghiande, come si vede nell’asfodelo. La radice secca si dà alle donne che durante il parto non si purgano; bevuta nella quantità di una mandorla, provoca le mestruazioni. Si dà con del vino per i dolori del ventre, giova all’eccesso di bile, alle coliche renali e ai dolori della vescica. Il suo decotto, fatto nel vino e bevuto, blocca i flussi corporali. Dieci o dodici granelli di quelli rossi, bevuti in un vino aspro, arrestano il flusso mestruale; si mangiano inoltre per bloccare il vomito di cibo e i forti dolori di stomaco. Bevuti dai bambini, frangono i calcoli sul nascere. Quindici granelli di quelli neri, bevuti con acqua melata oppure con vino, sono efficaci contro l’angoscia che di notte opprime il sonno e anche contro il soffocamento e i dolori dell’utero. Nasce su monti altissimi e in luoghi scoscesi." (f. 84v).