Dopo l’insegnamento su come accudire il cane, i cui nomi deve conoscere ogni buon battitore, arriviamo a una lezione di comunicazione. I battitori non vociano né suonano la tromba per fare rumore. Il corno, o meglio un grido, gli permetterà comunicare tra di loro a lunga distanza e senza vedersi, grazie a un messaggio molto semplice che assomiglia al morse. Per avvertire della presenza di un grande cervo: due note o grida lunghe. Per avvertire del procedere senza incidenti di inseguimento, si deve emettere un suono lungo e poi una serie di suoni corti. Febo si limita a indicare 8 modi di suonare il corno o di vociare, una in più di Henry de Ferrières, anche se 7 in meno del suo coetaneo, Hardouin de Fontaine-Guérin. Come è ben noto, il corno sarà sostituito, all’inizio del XVIII secolo in Francia, dalla tromba, e le semplici note corte e lunghe diverranno arie di fanfara. Il re Luigi XV di Francia, avrebbe composto l’aria del cervo, conosciuta come la fanfara del re.
Seduto su un trono faldistorio, vestito sontuosamente, senza nulla che decori la sua testa e con il suo bastone nella mano sinistra, il maestro insegna ai suoi apprendisti qui già adulti (quanto meno il primo di essi, dotato di un volto caricaturale). La scena ha luogo all’aria aperta, all’ombra di due alberi ben frondosi, in una natura ben florida. Si distingue in modo più concreto il ritratto del gran signore che impartisce la lezione con il suo grande cane bianco, forse un segugio, coricato ai suoi piedi.
Yves Christe,
Université de Genève