Descrizione
Appartenne al re San Luigi di Francia, e più tardi ad Alfonso X il Saggio.
Fu copiata e miniata tra il 1226 e il 1234 a Parigi.
Tramite questa Bibbia, si può leggere nelle immagini il Medioevo .
Il testo biblico e i commenti formano un tutto indissolubile con l’insieme iconografico.
Monumento unico dell’arte libraria che costituisce una miniera inestinguibile per lo storico e una sublime fonte di piacere per i sensi.
La Bibbia di San Luigi
La Bibbia di San Luigi, della Santa Chiesa Cattedrale Primata di Toledo, occupa uno dei posti più importanti all’interno del ricco patrimonio della cattedrale di Toledo. Si tratta di una Bibbia moralizzata scritta in latino, che per via della sua straordinaria bellezza è conosciuta anche con il nome di “Bibbia ricca di Toledo”.
I dati più antichi su quest’opera che si conservano, in Castiglia, rimandano al testamento e al codicillo di Alfonso X il Saggio. Nel testamento del re castigliano, Alfonso X, c’è un riferimento alla Bibbia di San Luigi che la descrive come una Bibbia “a tre volumi, commentata, che ci ha dato il re Luigi di Francia” e come “una delle cose più nobili che appartengono al Re”. Quindi possiamo affermare che la Bibbia di San Luigi alla quale si riferisce Alfonso X il Saggio è quella conservata nella cattedrale di Toledo. Grazie agli studi svolti sui suoi diversi aspetti e grazie all’analisi interna della stessa, possiamo dare con molta approssimazione la data di stesura, e il tempo in cui fu copiata e miniata. Il lavoro si svolse tra gli anni 1226 e 1234. Quest’opera ingente, così precisa e minuziosa, necessitò la paziente dedicazione di molti esperti delle più svariate materie, teologi, copisti e miniatori.
Questo codice si fece per il re come mezzo di formazione e informazione e come strumento pedagogico nell’educazione del futuro re di Francia. Durante gli ultimi otto secoli, il Capitolo della Santa Chiesa Cattedrale Primata di Toledo è stato l’incaricato di custodire e conservare minuziosamente questo gioiello bibliografico che, per meriti propri, può considerarsi come unico al mondo ed essere motivo di ammirazione e stupore per tutti coloro che hanno avuto e avranno l’opportunità di contemplarla.
È sempre maggiore il numero di studiosi interessati all’investigazione di questa fonte inesauribile di cultura, così piena di ricchezza dottrinale, caratteristica del XIII secolo. Ogni giorno aumentano le richieste ricevute dal Capitolo per poter avere accesso diretto alla Bibbia di San Luigi con il fine di poter studiare e investigare in essa i temi e le materie più svariati. Il motivo di questo interesse è molto vario: in alcuni casi, lo studio biblico e teologico; in altri, è l’aspetto artistico e ornamentale che risveglia così tanta curiosità. Un terzo gruppo è composto da coloro che si sentono attratti da un punto di vista storico nel contesto del loro piano di investigazione.
Il Capitolo della Santa Chiesa Cattedrale Primata di Toledo è cosciente del fatto che, da una parte, deve possedere la sufficiente sensibilità per facilitare lo studio a coloro che si sentono attratti dall’investigazione sulla Bibbia di San Luigi, d’altra parte, sa anche che il suo obbligo è quello di mantenere nel miglior stato possibile questo gioiello unico e conservare ciò che per così tanti secoli è stato custodito gelosamente, facendo attenzione a serbare sempre la massima sicurezza e la massima custodia per questo pezzo unico del Tesoro della cattedrale.
Per questi motivi, il Capitolo decise di portare avanti l’edizione facsimile della Bibbia di San Luigi. Questo progetto, che oggi è divenuto realtà, è da lodare. Dopo varie trattative con diverse case editoriali, il progetto arrivò a buon porto con M. Moleiro Editore. Il risultato è indubbiamente positivo per tutti. Finalmente, voglio dichiarare la mia soddisfazione e, allo stesso tempo, congratularmi con tutti coloro che hanno reso possibile questa edizione facsimile della Bibbia di San Luigi. Tengo presente tutti coloro che hanno dedicato, in modo occulto e quasi anonimo, così tante ore e così tanto impegno fino a vedere culminata questo arduo e difficile compito che oggi vive come gioiosa realtà, con risultati che meritano ogni lode.
In questo modo si presta un grande servizio alla cultura e si offre un aiuto alle più diverse biblioteche e ai privati interessati a queste tematiche. Con questo servizio, il Capitolo offre una grande opportunità per poter completare e usare la presente riproduzione, strumento formidabile per fare divenire realtà tanti progetti di studio e di investigazione.
D. Francisco Álvarez Martínez
Cardinale Arcivescovo di Toledo
Primate di Spagna
La Bibbia in Castiglia
Le prime notizie che si hanno sulla Bibbia di San Luigi si trovano nel testamento e nel codicillo di Alfonso X il Saggio di Castiglia. Nel testamento, consegnato nel 1282, viene descritta una Bibbia “a tre volumi, commentata, dataci dal re Luigi di Francia”. Questi pochi dati sono così precisi che bastano per poter identificarla senza ulteriori difficoltà nell’esemplare esistente nel tesoro della cattedrale di Toledo. Una Bibbia ricolma di storie che illustrano i racconti biblici, divisa in tre volumi e il cui primo proprietario era stato Luigi IX, re di Francia: una descrizione che combacia perfettamente con quella della Bibbia Ricca di Toledo. Se poi viene specificato che il suo proprietario ed utente principale se ne era privato in favore di Alfonso X tramite donazione inter vivos, questa preziosa puntualizzazione aggiunge una informazione aggiuntiva che ci permette di chiarire l’enigma della presenza di questo gioiello bibliografico in Castiglia.
Alfonso X stimava tantissimo questa Bibbia, Bibbia che poi, nel suo testamento, avrebbe classificato nel rango delle “cose nobili che appartengono ai re”. Nel codicillo, consegnato nel 1284, parla di ciò che “abbiamo a Toledo, che ci hanno preso”, allusione a un illecito sequestro di oggetti dalla camera reale, effettuato contro la volontà del proprietario. Tra di essi è possibile anche la presenza della Bibbia commentata. Il re dichiara la sua preoccupazione, poiché si tratta delle “cose ricche e nobili che appartengono ai re”. Con questa espressione, calcata su quella del testamento, insisteva nella sua convinzione che un gioiello di così alto valore fosse stato creato per i re ed era nato per l’uso esclusivo delle persone di condizione reale.
Una Bibbia singolare
La Bibbia di San Luigi forma parte di un piccolo insieme di sette Bibbie che furono copiate nel XIII secolo per le persone della famiglia reale francese, della dinastia allora regnante dei Capeti. Si tratta di un tipo peculiare di libro biblico, che non aveva precedenti nella tradizione degli scriptoria europei. Miniato riccamente, come corrispondeva alla dignità dei destinatari.
Di solito vengono chiamate Bibbie moralizzate. Sono poche, come si è già detto, dato l’elevato costo di produzione. La caratteristica più importante di questi libri è l’enorme mostra di ricchezza e fastosità. L’apparenza esteriore è così eccezionale che subito si arriva a pensare che i destinatari non poterono essere altri che le persone più in alto della società medievale. E fu così. Erano Bibbie fatte per l’uso esclusivo dei regnanti.
L’enorme quantità e qualità delle storie miniate fanno che la suddetta apparenza attragga l’attenzione del lettore fin dall’inizio. La singolarità di queste Bibbie viene mostrata soprattutto in due aspetti: quello codicologico e in quello testuale.
Dal punto di vista dell’opera in quanto libro, bisogna confessare che tutto in essa è straordinario. Coloro che incaricarono l’opera avevano in mente un progetto di misure enormi, molto più grande di quello a cui erano abituati gli artigiani librai. Possiamo perfino dire che tutto è stato sacrificato per questa magnificenza. Il progetto aveva esigenze tali di grandezza e di lusso che coloro che furono incaricati dell’esecuzione si videro obbligati a trasgredire molte delle norme prestabilite negli studi dei copisti e dei miniatori.
Il formato, seppure non raggiunga le misure delle antiche Bibbie atlantiche, è molto grande, e il numero delle pagine, tutte della maggiore qualità, è eccezionale. La quantità enorme di decorazioni faceva sì che i fogli di pergamena non potessero sopportare un tale carico di pittura e oro su tutte e due le facce allo stesso tempo, perché i pigmenti passavano dall’altro lato e il foglio si curvava. L’unica soluzione era lasciare una facciata vuota per ogni pelle.
L’aspetto più sorprendente è che le facciate che si sarebbero riempite di testo e immagini non erano quelle dal lato della carne, più bianche, ma quelle dal lato del pelo. Questo aveva la sua logica: le rugosità proprie del facciata del pelo si prestano molto meglio all’aderenza dei pigmenti.
Tutta la Bibbia viene presentata come un totum continuum, capitanata da una grande pagina miniata (Dio Architetto dell’Universo) e una miniatura finale di chiusura, anch’essa a pagina intera (la regina Bianca e suo figlio Luigi nella parte superiore e gli artigiani del codice in quella inferiore). Ciò indica che il libro era stato concepito come una grande unità. Andarono accumulandosi i quadernetti già terminati e alla fine bisognò ricorrere alla divisione in tre volumi come ultima operazione, né prevista né calcolata. La divisione è stata fatta in modo un poco arbitrario, come si può evincere esaminando i punti in cui sono stati separati ognuno dei tre volumi.
Se vediamo l’opera dal punto di vista testuale, ci rendiamo conto che il libro non combacia completamente con la nozione che abbiamo di Bibbia. In primo luogo, esaminando da vicino lo scritto, notiamo che non si tratta di una Bibbia completa, ma di una selezione di testi biblici, con l’omissione di molti atri. La metà esatta dei brani letterari non appartiene alla Bibbia, ma sono commenti elaborati da teologi anonimi. Nessun testo biblico viene presentato da solo, bensì accompagnato da un commento autorizzato. Questi piccoli testi teologici sono così importanti per i responsabili dell’opera che ricevono un trattamento di rango equivalente a quello della propria Bibbia, poiché sia questa che quelli vengono glossati iconograficamente da una storia miniata che li affianca lateralmente.
Quindi, i testi che troviamo in quest’opera appartengono allo stesso tempo alla Bibbia e alla Teologia, metà e metà. Da tutto ciò si evince che la Bibbia di San Luigi è, anche da questo punto di vista, una Bibbia sui generis, un’opera del tutto singolare.
Una Bibbia al servizio del Re
Alfonso X lasciò detto nel suo testamento che l’opera si fece per uso dei regnanti. Ma la domanda cruciale è: per cosa poterono averne bisogno il re di Francia e sua madre? Si trattava di un costoso capriccio? Non ci è rimasta l’intenzione della casa reale francese quando fece questo incarico ai copisti e miniatori di Parigi, ma non sembra ammissibile l’ipotesi suggerita, dato il caratteristico senso utilitario con il quale gli uomini medievali vedevano il libro. Il libro si fa per rimanere al servizio degli uomini, per essere veicolo di formazione e di informazione. Da lì la caratteristica propria del libro ossia quella di circolare continuamente tra le mani delle persone che lo possano utilizzare. Il fatto che la realizzazione della Bibbia di San Luigi si svolgesse negli anni in cui il principe francese viveva il suo periodo scolastico induce a pensare che fosse stata concepita in qualità di strumento pedagogico d’appoggio nell’educazione del futuro monarca di Francia.
Data di composizione
L’ultima pagina miniata permette di datare con molta precisione gli anni in cui la Bibbia fu copiata e miniata. Luigi IX di Francia, nato nel 1214, salì al trono nel 1226 e nel 1234 si sposò con Margherita, figlia di Ramón Berenguer IV, conte di Provenza. Il re appare come regnante, ma è ancora scapolo (accanto a lui non appare ancora la regina consorte) quindi la Bibbia fu finita molto probabilmente tra gli anni 1226 e 1234.
Il Programma iconografico
Il testo biblico e i suoi commenti formano un tutto indissolubile con l’insieme iconografico. Lo spazio rettangolare si divide in quattro colonne verticali di larghezza irregolare, due per il testo e due per la decorazione. Le colonne di testo, più strette, sono affiancate da striscie ornate in modo ricco, con quattro medaglioni ognuna, e quindi otto storie per foglio. In questo modo, i tre volumi contengono circa 5.000 storie illustrate. Il testo biblico, molto abbreviato, è seguito da commentari che seguono la teoria dei quattro sensi biblici: storico, allegorico, tropologico e anagogico. Ma in questa Bibbia, soprattutto, è in risalto un uso sbalorditivo del linguaggio iconico. Ogni medaglione riproduce una scena in sintonia con il passaggio biblico trattato, o con la sua esegesi teologica. Nella realizzazione si usa una gamma cromatica enorme, blu, verdi, rossi, gialli, grigi, arancioni, seppia, sempre su un fondo di oro lucido. La composizione risponde a un universo di risorse tecniche e artistiche dalla grande forza espressiva. A volte le scene sono unitarie, ma in altre occasioni è divisa in due parti o più tramite nuvole, archi, lineette. Il ricorso al senso tropologico permette agli illustratori di portare a termine un’opera formidabile di critica sociale del loro tempo da un’ottica monastica. In questa Bibbia viene rappresentato tutto il mondo della prima metà del XIII secolo, gli uomini e i gruppi sociali, i loro vizi e le loro virtù, i vestiti, le abitudini, le credenze, i giochi e gli ideali. Il Medioevo può essere letto attraverso questa Bibbia.
La Bottega
Sebbene nessuna fonte storica ci informa del luogo di realizzazione, non ci sono dubbi che la città dove si portarono a termine i lavori non poteva essere che Parigi. Non solo perché si trattasse della capitale del regno e la sede della corte, ma soprattutto perché in essa si trovava la più accreditata facoltà di teologia d’Europa, e gli studi teologici necessitavano il concorso del libro biblico. Questa circostanza fece sì che la domanda e la produzione del manoscritto biblico venisse centralizzata a Parigi, soprattutto del manoscritto biblico glossato, dalla composizione molto complessa, fin al punto di monopolizzarne il commercio. Nessun’altra città potè competere con essa per qualità e quantità in questo tipo di libri. L’impresa della Bibbia di San Luigi si mise in atto quando i laboratori di Parigi che si dedicavano a questi compiti attraversavano uno dei momenti più brillanti della loro storia.
In vista della portata dell’opera e della qualità delle persone che avevano fatto l’incarico, è inevitabile pensare che per portarla a termine si scelse il laboratorio di Parigi più prestigioso tra quelli in funzione all’epoca. Il suo nome, però, è rimasto nell’anonimato.
Gli Autori
Gli autori non sono ancora potuti essere identificati. Non ci sono altri indizi se non quelle proposte dalla stessa opera nella grande miniatura finale dell’ultimo quaderno. Finché non vengano alla luce documenti nuovi, bisognerà cercare le risposte al problema degli autori nel contesto di ciò che suggerisce la pagina miniata finale.
In questa pagina appaiono quattro personaggi, due di misure maggiori nella scena superiore e due più piccoli nella scena inferiore.
La parte principale è occupata da due persone della famiglia reale francese. La figura femminile, che non porta segni di identificazione personale, doveva essere, secondo le interpretazioni, Bianca di Castiglia, madre di Luigi IX. Seduta sul suo trono, vestita con manto reale e con velo bianco sul capo, si dirige al giovane monarca in atteggiamento attivo di dialogo. Il re ascolta rispettosamente, mentre sostiene tra le dita una bolla d’oro che gli sta appesa sul petto. Gli atteggiamenti adottati da ambedue i personaggi suggeriscono l’idea che la regina sta formalmente dedicando la Bibbia, già finita, al giovane re. Se fosse così, sarebbe stata lei a sponsorizzare l’opera e a sopportarne le spese di realizzazione. Suo figlio, in quanto beneficiario, la riceve.
La parte bassa è riservata a chi, in realtà, è inferiore. La posizione di subordinazione di queste due persone è evidente, perché le loro rappresentazioni, più piccole, occupano un piano inferiore, il che significa che, per quel che riguarda la responsabilità sull’opera, svolgono una funzione subalterna. Appare, in primo luogo, un chierico seduto su un banco che si dirige al copista, dandogli degli ordini e controllandone il lavoro. Questo chierico è vestito da religioso. Quindi, dobbiamo scartare a priori l’intervento di una persona di dignità vescovile, come era stato suggerito in altre occasioni.
La figura di questo personaggio sembra indicare un chierico appartenente a un ordine religioso, ma volutamente non si specifica. Secondo il mio parere, la spiegazione di questa ambiguità va ricercata nel fatto che coloro che sono intervenuti per dirigere i copisti appartenevano a più di un ordine religioso. Se si adotta questa interpretazione della miniatura finale, la questione degli autori si risolve solo in parte. La grande pagina miniata suggerisce che i quattro personaggi sono autori congiunti, spettando ad ognuno una parte proporzionale in certi aspetti. Si tratterebbe quindi di una paternità condivisa.
Alla regina corrisponde l’iniziativa del progetto, il patrocinio, il finanziamento e il diritto di impartire le direttrici fondamentali secondo le quali si creerà l’opera. In qualche modo anche il re, destinatario dell’opera, eserce una parte di paternità. È lui il beneficiario della medesima, il libro è stato fatto pensando a lui, nella sua educazione cristiana e nel suo profitto politico in quanto re.
L’uomo religioso rientra nella categoria di autore, poiché esegue gli ordini ricevuti, li applica e li rivolge agli artigiani del libro. Abbiamo già detto che si tratta, probabilmente, di un collettivo di religiosi, forse composto per buona parte da membri dei due ordini mendicanti, domenicani e francescani. A loro è andato il compito di preparare il progetto generale dell’opera con le sue peculiari caratteristiche, d’accordo con gli ordini ricevuti.
Il copista che appare nella miniatura finale è anch’esso la rappresentazione di un collettivo di artigiani delle arti librarie che ha preso parte attiva in esso. È sufficiente dare un’occhiata a qualsiasi dei tomi della Bibbia per convincersi della moltitudine di mani che sono intervenute nei compiti di copiatura. E più di uno sono i miniatori intervenuti nella decorazione. A loro corrisponde in modo principale la creazione di un’opera dalla bellezza ineguagliabile, che meritò l’ammirazione e l’apprezzamento dei regnanti più colti dell’epoca.
Ramón González Ruiz
Canonico Archivista Emerito della Santa Chiesa Cattedrale Primata di Toledo
Edizione «Quasi-Originale»
Questa edizione “Quasi-Originale” della Bibbia di San Luigi, attesa da tanto tempo, costituisce un documento di altissimo valore storico e artistico. Mettendola al servizio del pubblico, la casa editrice M. Moleiro presta un servizio inestimabile, sia a coloro che si dedicano all’ investigazione in materie di arte e storia, sia alle persone, sempre più numerose, che sanno apprezzare le bellezze di un’opera che si trova al culmine dell’arte bibliografica universale. La Bibbia di San Luigi, monumento unico dell’arte libraria, costituisce una miniera inestinguibile per lo storico e una fonte di piacere per i sensi.