Sita nella sezione dedicata all’invocazione dei Santi, questo dipinto, assieme a quello dell’Epifania, rompono stilisticamente la sezione in cui si trovano, eseguita quasi interamente dal Maestro del Libro di Preghiere di Dresda. L’autore è Gérard David (c. 1460-1523). Durante la prima fase di realizzazione del manoscritto, alla quale seguì una seconda, con il ritratto di Santa Barbara, nel santorale (f. 297r.). Il terzo dipinto, eseguito da un grande pittore sconosciuto appartenente alla bottega di Gérard Horenbout (c. 1465-c.1540-1541, pittore che fece la prima parte del Libro d’Ore di Giovanna I di Castiglia) o, forse, da Gérard David in collaborazione con questo ultimo, dove nel santorale, mostra San Giovanni Evangelista scrivendo sull’isola di Patmos (f. 309r.). Il dipinto della Natività rinforza l’ipotesi che la prima fase d’esecuzione del Breviario fu svolta durante la seconda metà degli anni 1480. Questo dipinto mostra un influsso evidente delle opere di Hugo van der Goes (c. 1440-1482), specialmente del Trittico di Portinari del 1475-1476 (Firenze, Uffizi). La Natività viene rapportata con cinque altre versioni nelle quali Gérard David esplora alcuni dei motivi. In questo senso, il gruppo centrale è pressoché uguale alla Natività di Friedsam (New York, Metropolitan Museum) e il viso della Vergine a quella del Museo d’Arte di Cleveland, composizione che varia dalla precedente. Nel contesto intimo, che rappresenta, a sinistra, un muro ripreso in diagonale, la qual cosa rompe il piano del dipinto, e i pastori che si affacciano allo squarcio aperto nel muro, troviamo quindi una influenza della Natività del Libro d’Ore di William Lord Hastings (Londra, British Library, Add. Ms. 54782, f. 106v.) dipinta molto probabilmente da Sanders Bening (c. 144/1445-1519), coautore a sua volta del Libro d’Ore di Giovanna I di Castiglia. La scelta di Gérard David per l’esecuzione della Natività, nonché degli altri dipinti già nominati, riflettono l’apprezzamento per questo pittore da parte del committente o propietario iniziale del codice. Lo stile di David, paragonato a quello degli altri due pittori (e operai degli botteghe rispettive) che hanno svolto la maggior parte dei dipinti del codice, si distingue per via di un graduale rinforzo tramite innumerabili piccoli tocchi di pigmento applicati con la punta del pennello: una tecnica abbastanza simile al metodo utilizzato per modellare i lineamenti nei pochi disegni attribuiti a questo pittore. Circondato da una cornice di acanto bianco, da cui nascono fiori e frutti e su cui si posano alcuni uccelli, oltre a uno stelo con fiori viola su sfondo dorato, tutto in consonanza con i colori principali del dipinto, quest’ ultimo mostra la nascita di Cristo come di solito appare alla fine del secolo XV. Seguendo l’iconografia italiana d’inizio secolo XIV, come illustrazione del testo della messa nei libri liturgici, come si può vedere per prima volta, verso il 1300, nella D iniziale dell’Introito della prima messa di Natale del Graduale di Gisela von Kerssenbrock (Osnabrück, Gymnasium Carolinum Library). A ciò va aggiunta l’autorità fornita dalla visione delle Revelationes di Santa Brigitta di Svezia (c. 1303-1373). Il Bambino giace totalmente nudo su un lembo del manto della Vergine che, in ginocchio, lo adora (designandolo così come Salvatore del Mondo), assieme a San Giuseppe che porta una piccola candela accesa, simbolo della luce umana, già inutile di fronte a Cristo, Luce del Mondo, e tre angeli dalle ali multicolore. La stalla è, in realtà, una costruzione diroccata, simbolo del declino del mondo antico e del giudaismo, ma è anche un riferimento alla profezia di Amos (Am. 9:11) sul restauro del tabernacolo di David, in blocchi di pietra, e sullo sfondo si possono vedere il bue e l’asino. In ultimo, bisogna mettere in risalto la realizzazione perfetta del paesaggio, che si percepisce attraverso gli squarci della stalla, nonché l’uso abilissimo d’una prospettiva empirica.