"Il ciclamino ha le foglie come l’edera, violacee, variegate, con alcune macchie biancheggianti sopra e sotto; fa il gambo lungo quattro dita, nudo e senza foglie, sopra il quale ci sono i fiori rossi a forma di rosa. La radice è nera, schiacciata, simile a una rapa; bevuta in acqua dolce, purga la flemma e l’acqua attraverso la parte di sotto; bevuta e applicata, provoca le mestruazioni. Si dice che faccia abortire le donne incinte che la calpestano e che faccia partorire in fretta quelle che la portano attaccata addosso. Si beve nel vino come antidoto a tutti i veleni, specialmente contro quello della lepre di mare. Applicata a mo’ d’impiastro, giova ai morsi dei serpenti; messa nel vino, ubriaca. Se ne bevono tre dramme con vino passo o con vino melato annacquato contro il travaso di bile; ma dopo bisogna mettere gli ammalati in un luogo caldo con molte coperte addosso, per farli sudare, e il sudore che viene fuori è giallo, del colore della bile. Il succo della radice si tira su dal naso per purgare la testa; si applica al sedere in forma di supposta, con della lana, per fare andare di corpo. Spalmato in unguento sull’ombelico e sul pube, giù fin quasi alle cosce, ha effetto lassativo e provoca l’aborto nelle donne incinte; applicato in unguento con miele sugli occhi, è un valido rimedio contro i versamenti di liquido negli occhi7 e i disturbi della vista. Si aggiunge alle medicine che fanno abortire. Ungendo il sedere con questo succo e dell’aceto, si ottiene il rientro in sede del retto quando fuoriesce. Si estrae il succo dalle radici pestate e si cuoce finché non si addensa come il miele. La radice purga e pulisce la pelle, blocca l’afflusso di umori e previene la comparsa di pustole e di bolle. Da sola, oppure mescolata con il miele, guarisce le ferite; applicata a mo’ d’impiastro, scioglie la durezza della milza.8 Giova alla faccia scottata dal sole e fa rinascere i capelli caduti per calvizie. Il suo decotto è utile a fare bagni alle articolazioni slogate, alla gotta, alle ulcere della testa e ai geloni. L’olio vecchio in cui sia stata fritta la radice, applicato in unguento sulle ferite, ha effetto cicatrizzante. Se si scava, si riempie d’olio e si mette a cuocere la radice sulla cenere calda, aggiungendovi talvolta della cera tirrena, si ottiene un unguento tenace e viscoso, utile soprattutto per i geloni. La radice si conserva tagliata a fette, come la squilla. Si dice che, pestata e ridotta in forma di pastelli, si usi nei sortilegi amorosi. Il ciclamino nasce in luoghi poco assolati e ombrosi, soprattutto sotto gli alberi." (c. 11v)
Si trova di frequente nei boschi di caducifoglie. Cresce in quasi tutta l’Italia, in Francia e, in generale, nell’Europa meridionale a est dell’Italia. Fiorisce in estate e in autunno. Il tubero della pianta contiene saponina: se assunto crudo, è un forte emetico. Un tempo il tubero veniva tritato e usato come ittiotossico per la capacità di stordire i pesci. Permetteva quindi di pescare nelle acque di ristagno dei fiumi. Tossico per gli uomini, è innocuo per i maiali, che ne vanno ghiotti. Da qui il suo nome volgare.
Ramón Morales Valverde
Real Jardín Botánico de Madrid
(Estratto dal volume di commento del Dioscoride di Cibo e Mattioli)